Ilva-choc, seimila esuberi
I commissari illustrano il piano I sindacati: "Ci preoccupa anche l'accordo di programma"
di MASSIMO MINELLA
31 maggio 2017
Ilva-choc, seimila esuberiSeimila esuberi all’Ilva, se il ministero accetterà una delle due offerte arrivate sul suo tavolo. I numeri si equivalgono, anche se i commissari hanno già spiegato di preferire AminvestCo. (ArcelorMittal e Marceagaglia) ad Acciaitalia. Immediato e fortemente critico il giudizio del sindacato al termine dell’incontro al Mise sulla gara per la vendita del gruppo siderurgico, che prefigura anche forti dubbi sul destino dell’accordo di programma, mentre il candidato sindaco del centrosinistra Gianni Crivello propone di sospendere la campagna elettorale il primo giugno per essere a Roma insieme ai lavoratori per il nuovo incontro al Mise fissato con il sindacato. La situazione attorno all’Ilva è quanto mai confusa, a pochissimi giorni dalla visita di Papa Francesco a Cornigliano.
Il ministro Carlo Calenda avrebbe smentito l’aggiudicazione della gara, spiegando di essere di fronte al completamento della fase di analisi delle due offerte con il parere dei commissari. Ed è stato proprio Il commissario Laghi a illustrare le linee guida dei piani, a partire da quello prescelto, che ha l’obiettivo di portare la produzione da 5.7 milioni a 8, «con il mantenimento del ciclo produttivo in atto sostenendo la produzione anche con l’utilizzo di semilavorati (bramme) a Genova e Taranto» spiega il segretario nazionale della Fim Cisl Fabrizio Bentivogli.
Secondo il commissario questo permetterebbe una crescita delle spedizioni da 5,6 milioni a 9,5 al 2024. Prevista anche l’estensione del portafoglio prodotti che su entrambe le offerte punta ai settori dell’automotive, della costruzione, dei mezzi pesanti e del packaging.
«Partiamo male — aggiunge Bentivogli — Il prezzo occupazionale che emerge dalle proposte di Am Investco e di AcciaItalia è troppo salato e sarebbe assolutamente inaccettabile per Taranto, Genova, Novi Ligure».
I due piani Am investCo. e AcciaItalia prevedono nel 2018 un impegno di 9407 lavoratori per la prima e 7.812 per la seconda e una proiezione al 2024 di 10812 per AcciaItalia e Am di 8480, anche se quest’ultima, con un costo medio complessivo stabile, sarebbe disponibile ad aumentare il numero di personale al 2024. Gli esuberi a partire dal 2018 sono quindi 4800 per ArcelorMittal e 6400 per Acciaitalia su 14.200 dipendenti attuali. Sarebbero anche previsti investimenti anche sulle aree produttive di Taranto, su Genova e Novi. Am ha proposto anche una serie di tecnologie innovative per ulteriori riduzione impatto ambientale, rendendosi disponibile a estendere la validità dell’offerta vincolante al 31 marzo 2018, confermando impegni sul piano occupazionale» chiude Bentivogli.
«Il gruppo ArcelorMittal-Marcegaglia, scelto dai commissari, avrebbe già parlato di circa 5 mila esuberi a livello nazionale — spiega la Fiom Cgil genovese — Peraltro anche la seconda cordata, Acciaitalia, avrebbe indicato in un numero di poco inferiore alle 5 mila unità gli esuberi. Inoltre, interpellato dal segretario generale della Fiom di Genova Bruno Manganaro, il ministro Calenda non avrebbe saputo cosa rispondere sulla validità dell’Accordo di Programma che per il sito del capoluogo ligure significa investimenti e mantenimento dell’occupazione».
Inevitabili le iniziative di protesta che scatteranno già dai prossimi giorni. «Con queste premesse, si preannuncia nei prossima giorni una forte mobilitazione di lotta e di sciopero a tutela del reddito e dell’occupazione degli operai e impiegati dell’Ilva di Genova» prosegue la nota. Ora sindacati e ministero si rivedranno a Roma domani. «La richiesta è una ed è rivolta al Governo: a Genova non si prescinde dall’accordo di programma firmato dallo stesso governo, dall’azienda, dalle istituzioni e dal sindacato».
«Sulla base delle eccedenze indicate — chiude il segretario genovese Uilm Antonio Apa — non c’è possibilità di
trovare un’intesa. Per quanto riguarda Genova, noi rimaniamo convinti che il sito possa sviluppare e diventare un centro di eccellenza di prodotti della banda stagnata e dello zincato. Siamo convinti che con un bel po’ di investimenti oggi Genova potrebbe andare oltre il milione di tonnellate di produzione. Su questo sfideremo Arcelomittal e li convinceremo che Genova ha solide basi per diventare una componente importante ed essenziale del gruppo».